giovedì 28 aprile 2016

Filetti di Baccalà alla Romana: storia di tradizioni e gusto


Se si parla di fritto a Roma, il Filetto di Baccalà non ha rivali.
Tradizionalmente consumato nel periodo natalizio, specialmente la sera della vigilia di Natale, in realtà, il baccalà in pastella è molto diffuso nella dieta romana, tutto l’anno. Insomma non occorre il pretesto del Natale per gustare un ottimo Filetto di Baccalà a Roma, ogni momento è giusto, fuori pasto è l’ideale.

 

Storia del filetto di Baccalà


Esportato in tutto mondo dalla Norvegia vichinga delle isole Lofoten, lo stoccafisso, in Italia ha trovato non pochi utilizzi nelle differenti tradizioni culinarie regionali, in special modo in Veneto e nel Lazio.
Tuttavia se in Veneto le ricette legate a questo alimento sono molto circoscritte a livello territoriale, l'interpretazione romana ha sdoganato una ricetta dall’eco mondiale.
A Roma il Baccalà in pastella è figlio di antiche contaminazioni tra la cultura gastronomica giudaico-romanesca, Kosher, e quella romanesca tipicamente cristiana.

Dove gustare i migliori filetti di Baccalà a Roma.


Generalmente il Filetto di Baccalà alla romana, a Roma si può trovare ovunque. Ma se si vuole andare al top a colpo sicuro la zona del Ghetto ebraico rappresenta la culla tradizionale di questo piatto.
A Roma il maestro dei Filetti di Baccalà è indiscutibilmente “il filettaro” a Largo dei Librari, nelle vicinanze di Campo dè Fiori, considerato dai romani stessi il campione del mondo. Un’esperienza davvero imperdibile.

I segreti del Filetto di Baccalà fritto alla Romana.


I segreti per un ottimo filetto di Baccalà, risiedono principalmente nella lavorazione della materia prima e nel tipo di pastella che si vuole utilizzare.
Specialmente per quel che riguarda la pastella non mancano le diverse regole e interpretazioni come sempre quando si parla di cucina regionale. In realtà tante volte la ricetta più antica, la più semplice, si rivela poi la più ottimale.

I segreti principali riguardano le fasi di preparazione che precedono la cottura: la reidratazione e desalinizzazione dello stoccafisso per 24/48 ore cambiando l’acqua ogni 6 ore e la pastella, vera regina del piatto, che deve esser amalgamata con solo farina setacciata e acqua frizzante.

L’ultimo segreto, ma questo vale per ogni fritto che si rispetti, è l’olio per la frittura che deve essere limpido, alla temperatura massima e come si conviene, rigorosamente di arachidi.

C.R.

Dolci di Roma e del Lazio: una scelta ristretta ma di gusto

Analizzando da vicino le ricette tradizionali di Roma e del Lazio in tema di dolci si può notare come nel nostro territorio manchi un dessert davvero rappresentativo. Se si parla, insomma, di piatti tipici come preparare una amatriciana perfetta, cucinare la ricetta di una cacio e pepe o conoscere i segreti di una carbonara, noi romani siamo più che mai ferrati sull'argomento, ma quando si parla di tradizione dolciaria di Roma, finiamo per citare dolci appartenenti ad altre regioni o ad altre tradizioni gastronomiche. Come ad esempio il cannolo siciliano, il tiramisù,  la zuppa inglese, il panettone, solo per citarne alcuni.
Tutti dolci che invadono le pasticcerie romane pur non appartenendo assolutamente alla tradizione del nostro territorio. E il motivo è presto detto. La nostra tradizione dolciaria, purtroppo, è piuttosto scarsa e talvolta alcuni dei dolci tipici di Roma sono stati importati da altre regioni o semplicemente rivisitati.

Dolci di Roma: il maritozzo con la panna
Foto di Easitalian.com
Se tuttavia dovessi fare una classifica dei dolci di Roma metterei senz'altro al primo posto il mitico e immancabile, maritozzo con la panna. Forse l'unico che ha una storia che risale all'antica Roma, dove un prodotto simile ma di forma leggermente più tozza veniva degustato e farcito con il miele.

Per il secondo posto metterei i fantastici bignè di San Giuseppe, che erroneamente vengono considerati un dolce tipico della nostra tradizione ma che in verità appartengono alla storia anche di molte altre regioni Italiane.

Ovviamente non posso non inserire le chiacchiere o frappe, dolce che viene realizzato nel periodo carnevalesco e che affonda le sue radici nella Roma antica, ma anch'esso conteso con la tradizione dolciaria di Napoli con i quali abbiamo un altro contenzioso nei riguardi della gustosissima Torta ricotta e pere.

Come non citare, inoltre, le meravigliose ciambelline al vino di Roma, la crostata di visciole, e la pizza ricresciuta (dolce tipico del periodo Pasquale) ma ai quali forse manca quel quid in più per essere veramente popolari anche nel resto d'Italia.

Infine la Grattachecca, molto conosciuta anche dai turisti che visitano Roma e che assomiglia molto alla granita. Unica differenza? La neve ghiacciata viene grattata a mano (per questo grattachecca) da un' unico grosso pezzo di ghiaccio e servita con succhi di frutta e sciroppi. Niente di innovativo insomma eppure è considerata anch'essa tra gli storici prodotti della tradizione romana da almeno 200 anni.
Siamo lontani quindi dai dolci più blasonati di cui tutti usufruiamo nei ristoranti e durante le feste natalizie: vedi la panna cotta e il tiramisù, prodotti piemontesi, o la colomba pasquale e il panettone di origine milanese, come anche il pandoro che trova i natali nella zona di Verona. Senza dubbio questo si riflette sul concetto stesso di pasticceria locale romana che spesso fà difficoltà ad emergere sul territorio anche a causa della mancanza di solide basi culturali e storiche che mettono gli stessi pasticceri in grosse difficoltà.

C.R.

mercoledì 27 aprile 2016

Social Eating: parola d'ordine condivisione

Social Eating - Cibus Roma


Trascorrere una serata piacevole in compagnia. Gustare una ricetta inedita. Mangiare un piatto particolare. Conoscere nuove persone e condividere con loro la passione per la cucina. Sono alcuni dei segreti che contraddistinguono il Social Eating, il nuovo modo di vivere e condividere momenti gastronomici che sta riscuotendo grande successo in Italia e a Roma in particolare.

Il Social Eating, tuttavia, non è semplicemente mangiare un buon piatto di pasta o provare una ricetta nuova, il Social Eating è prima di tutto condivisione di esperienze legate al mondo al cibo. Il mangiare, insomma, come elemento d'unione e di scambio.

Cos'è il social eating


Per capire al meglio cos'è e come funziona il Social Eating, è sufficiente illustrarne un esempio: un appassionato di cucina organizza, quasi sempre nella sua abitazione, una cena o un qualsiasi momento gastronomico (pranzo, degustazione ecc); mette un annuncio sul web indicando tutte le info sull'evento stesso (prezzo, data, tema, numero massimo di ospiti, indicazioni stradali ecc) e chiunque ne venga a conoscenza, qualora interessato, può chiedere di parteciparvi.

Un meccanismo semplice ma molto funzionale: il cibo, la tavola, il mangiar bene, del resto, sono da sempre dei collanti sociali formidabili mentre lo stile quasi sempre informale e amichevole dell'home food sono una garanzia di divertimento e convivialità.

Dove trovare eventi di social eating

Dicevamo della grande diffusione del Social Eating in Italia e in particolare nella capitale: grazie ai numerosi siti e piattaforme presenti in rete, infatti, l'offerta di pranzi o cene social eating a Roma, di degustazioni o corsi social eating di cucina a Roma a cui chiedere di partecipare è davvero ricca. Tra i portali che ospitano eventi di Social Eating, i più conosciuti sono Gnammo e Vizeat.

Eventi social eating a Roma

Tra i piatti forte del Social Eating a Roma, naturalmente, ci sono gli eventi legati alle ricette tipiche della cucina romana. Eventi, magari, in location situate nel cuore di Roma, in cui si possono gustare la vera pasta all'amatriciana oppure le altrettanto classiche paste alla carbonara, cacio e pepe e gricia. Non mancano i menu con i secondi e le altre tipologie di ricette famose di Roma come coda alla vaccinara, il fritto romano, i carciofi alla giudia e tante altre prelibatezze. Non  solo la tradizione, però, molti cuochi casalinghi si cimentano anche in varianti o in ricette inedite e particolari.

Differenza tra social eating e locali tradizionali

Chiaramente sono molte le differenze tra un'attività di social eating e quella di tradizionale ristorazione: il social eating è un’attività che viene svolta saltuariamente, tre quattro volte al mese e comunque non in modo costante. E' principalmente un hobby, seppur di grande successo, che molti utilizzando anche per arrotondare il proprio stipendio (ovviamente emettendo regolare ricevuta di prestazione occasionale) oltre che per conoscere nuove persone.

CR